Con la legge 92/19 è stato introdotto nell'ordinamento scolastico l'insegnamento
dell'educazione civica, intesa come disciplina autonoma, anche se
"trasversale": gli apprendimenti degli studenti sono così sottoposti a specifica
e autonoma valutazione da parte del Consiglio di classe.
Scopo dichiarato del provvedimento è "contribuire a formare cittadini responsabili
e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita
civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e
dei doveri", promuovendo i "princìpi di legalità, cittadinanza attiva e digitale,
sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona".
La norma elenca numerose aree tematiche da affrontare nell'ambito della
nuova disciplina: tra queste troviamo, in particolare, l'educazione ambientale,
lo sviluppo ecosostenibile, la tutela del patrimonio ambientale, l'educazione
al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici
comuni, l'educazione stradale, l'educazione alla salute e al benessere, l'educazione
al volontariato e alla cittadinanza attiva.
A prima vista, ci si potrebbe forse chiedere in che misura, nella Scuola secondaria
di secondo grado, l'insegnamento di discipline quali matematica e fisica
possa avere a che fare con il tema della "cittadinanza e Costituzione".
Certo, si può ragionevolmente ritenere che lo studio dei princìpi della Carta
costituzionale trovi la sua naturale collocazione in seno a insegnamenti storici,
giuridici o filosofici più che fisico-matematici o scientifici in senso lato.
Tuttavia, a ben vedere, il contributo delle discipline scientifiche all'educazione alla
cittadinanza è potenzialmente molto ampio: questo in una duplice prospettiva.
Nel merito, infatti, problematiche di attualità quali per esempio la "questione
energetica" o la valutazione del livello di dannosità dell'esposizione a radiazioni
elettromagnetiche o ionizzanti sono tematiche "tecniche" che possono essere
efficacemente affrontate e discusse proprio e solo nell'ambito dello studio
delle discipline scientifiche.
Tale studio è anche capace di un contributo ancora più fondamentale, di carattere
metodologico: l'approccio scientifico a un problema richiede una forma
mentis aperta, priva di pregiudizi e preconcetti, capace di riconoscere con
oggettività pro e contro, di valutare su basi razionali i rischi e i benefici delle
applicazioni tecnico-scientifiche, di soppesare le alternative, di distinguere i
dati dalle opinioni e dalle interpretazioni, di ricercare le informazioni necessarie,
sapendone valutare pertinenza ed esattezza.
La modalità di un approccio scientifico ai problemi, che lo studente progressivamente
apprende confrontandosi con i metodi di modellizzazione della realtà
propri delle scienze fisico-matematiche, costituisce un metodo, importante in
modo ovvio per coloro che proseguiranno i propri studi in ambito scientifico, ma
ancora più importante proprio per chi a tali studi non si dedicherà nella propria
vita professionale: dal momento che ogni cittadino è chiamato a effettuare scelte
di vita personali oppure a esprimersi su questioni socialmente o politicamente
rilevanti, allora dovrebbe possedere gli strumenti intellettuali e concettuali per
scegliere su basi etiche e insieme razionali che gli consentano di identificare
e respingere ogni tentativo di interessata manipolazione dell'individuo, rischio
cui nessuno si sottrae nell'attuale "civiltà dell'informazione" (o, spesso, disinformazione).
Se si riconosce fondatezza a tali osservazioni, allora difficilmente potrà essere disconosciuta
la centralità delle discipline scientifiche lungo il difficile sentiero dell'educazione
dei giovani, la cui meta è la formazione di cittadini liberi proprio in quanto
consapevoli e responsabili: verso il mondo, verso se stessi, verso gli altri.